Stop al segreto salariale

Secondo il Global Gender Gap Report 2022 ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità di genere. Un dato in leggero miglioramento rispetto al 2021, in cui la distanza da percorrere era di 136 anni, ma comunque estremamente negativo: nemmeno i nati nel 2023 vivranno in un mondo con uguali possibilità per donne e uomini.

Uno dei più grandi fattori di discriminazione a livello economico è la retribuzione lavorativa. I dati Eurostat (aprile 2023) denunciano, a parità di mansioni, un gap retributivo di genere pari al 13% nell’Unione Europea. Ci sono però delle differenze tra i 27 Stati Membri: se in Lussemburgo il Gender Pay Gap è dello 0,7%, in Lituania arriva fino al 22,3%. In Italia, invece, il tasso si attesta al 4,4%.

Questo è uno dei motivi, insieme alla volontà di promuovere la trasparenza dei compensi, che ha portato l’Unione Europea a decretare una volta per tutte la fine del segreto salariale. La direttiva 970/2023 riconosce ai lavoratori e alle lavoratrici il diritto di “chiedere e ricevere per iscritto informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore”.

I Paesi UE avranno tempo fino al 7 giugno 2026 per adeguare le normative nazionali: in particolare, l’articolo 1 stabilisce che dovranno essere adottate tutte le misure idonee a garantire la parità di retribuzione, di trattamento e di valutazione della qualità del lavoro svolto a parità di livello e responsabilità.

Quali sono gli obblighi in capo al datore di lavoro?
Una volta ricevuta la domanda del dipendente, il datore ha due mesi di tempo per condividere tutte le informazioni. In caso contrario può essere soggetto a sanzioni pecuniarie. Inoltre, se i dati sono incompleti, il lavoratore è titolato a ripetere la richiesta.

Consapevole che una corretta valorizzazione dell’impegno e delle competenze professionali, anche dal punto di vista economico, è fonte di soddisfazione e benessere delle persone, Emilav promuovere una cultura dell’equità invitando le aziende a praticare la trasparenza salariale sin dal momento della selezione dei talenti.