Chi sono i giovani NEET

La parola NEET, acronimo inglese di “not in education, employment or training”, indica una categoria di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati in alcuna forma di istruzione, attività lavorativa o formazione. Questo termine è stato introdotto per la prima volta nel 1999 da un sociologo giapponese per indicare la crescente fetta di popolazione di giovani nipponici che non erano occupati nel lavoro, nell’istruzione o in attività professionali.

Secondo i dati Istat del 2023, l’Italia detiene il record del Paese UE con il maggior numero di NEET: sono infatti 5,7 milioni i giovani italiani che ufficialmente non sono impiegati nel mondo del lavoro e non stanno prendendo parte a percorsi formativi di vario tipo, motivo per il quale vengono collocati in questa categoria. La situazione è più grave nel Sud Italia, dove la percentuale di NEET è del 27,9%, e per gli stranieri, che raggiungono persino il 28,8%.

I NEET rappresentano una categoria ad elevato rischio di esclusione sociale e deprivazione socioeconomica. La mancanza di opportunità lavorative allettanti e la difficoltà nel trovare impieghi stabili possono scoraggiare la fascia di popolazione più giovane, con conseguente rinuncia a cercare attivamente lavoro o a intraprendere percorsi formativi.

Un altro fattore da tenere in considerazione è la provenienza da contesti socioeconomici sfavorevoli, caratterizzati da diseguaglianze e scarsa produttività. Vi è poi la mancanza di conoscenza del mondo del lavoro, che può generare incertezza sul percorso da intraprendere.

Il Bonus NEET

Lo Stato cerca di ovviare al problema tramite “Bonus NEET”, un incentivo rivolto alle aziende per agevolare l’assunzione di under 30 che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Per essere considerati NEET, e quindi poter beneficiare del bonus, occorre possedere determinati requisiti:

essere privi di un lavoro regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
non possedere un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o una qualifica di formazione professionale;
aver terminato una formazione a tempo pieno da non più di due anni;
essere ancora in attesa del primo impiego lavorativo regolarmente retribuito.

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