Perché i laureati italiani vanno a lavorare all’estero?
Ormai è un dato certo, i laureati italiani preferiscono lavorare all’estero. Infatti, il numero di laureati che fuggono dall’Italia per andare a lavorare fuori dai confini del Bel Paese cresce anno dopo anno.
Di primo acchito è facile sviluppare un pensiero negativo nei confronti delle università italiane, ma i numeri e i dati sfatano il mito della scarsa qualità degli atenei Nazionali. Difatti, ciò che si evince dalle ricerche effettuate è che il 40% delle università italiane rientra tra le migliori 1.000 su oltre 20.000 nel mondo.
Il mercato del lavoro italiano e mondiale
A questo punto, per ragionare sulle motivazioni della cosiddetta “fuga di cervelli” dal nostro Paese è necessario spostare l’attenzione sul contesto sociale-lavorativo nel quale i giovani laureati devono destreggiarsi una volta terminato il percorso di studi.
Troppo spesso infatti si tende ad additare con troppa superficialità i giovani di oggi che non sono disposti a fare la gavetta. Questa affermazione va presa a dir poco con le pinze, perché un conto è fare la gavetta partendo dal primo gradino di un percorso di crescita che permetta uno sviluppo professionale e interpersonale nel settore per il quale si ha studiato per anni, e un altro conto è uscire dall’università con in mano due lauree e dover sentire l’obbligo sociale di fare un lavoro che nulla ha a che fare con la propria preparazione solo per dimostrare qualcosa alle generazioni passate.
Oggi infatti, il mercato del lavoro in Italia non è in grado di offrire opportunità di valore ai giovani che terminano gli studi accademici. Troppo spesso purtroppo si sente parlare di contratti di stage con retribuzione al minimo del rimborso spese, che prevedono 8 ore di lavoro al giorno e senza ferie garantite.
A questo punto diventa più facile comprendere perché i neolaureati siano maggiormente propensi a trasferirsi altrove sia in Europa, nella quale le mete più ambite sembrano essere Inghilterra e Germania, che negli Stati Uniti. Pare infatti che in questi Paesi il rapporto tra preparazione accademica e offerte di lavoro sia molto più favorevole per i lavoratori.
Aldilà dell’aspetto economico (all’estero gli stipendi superano di circa il 30% della media italiana) pare che le condizioni contrattuali siano in generale più vantaggiose, a partire dal fatto che viene quasi sempre garantito un monte ore di formazione da svolgersi in orario lavorativo e non al di fuori di esso.
Chi se ne va sogna di tornare
Tra le ragioni che abbiamo citato va menzionato anche il fatto che sempre più spesso i giovani sognano di vivere un’esperienza al di fuori dei confini nazionali per motivi che vanno oltre le difficoltà legate al mercato del lavoro italiano.
Molti laureati decidono per esempio di trovare lavoro all’estero semplicemente per migliorare una lingua straniera imparata a livello scolastico tra le mura degli atenei o ancora, per creare un bagaglio professionale che gli consenta di entrare in contatto con una nuova realtà lavorativa e con una nuova cultura del lavoro.
In moltissimi, una volta vissuta l’esperienza estera, decidono di fare rientro in patria forti di un’esperienza che valorizza le loro capacità così da poter ottenere una posizione di rilievo nel nostro Paese.
Per arrivare preparati ad un colloquio e dare il massimo di sé sia da un punto di vista professionale che umano puoi seguire i nostri consigli nello scorso articolo Come comportarsi a un colloquio di lavoro, e non dimenticate di seguirci sui nostri canali social: